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Aviaria, rischio di trasmissione su larga scala se il virus muta

Infettivologia Redazione DottNet | 03/04/2024 15:09

Ecdc/Efsa, H5N1 ha già fatto passi verso l'adattamento ai mammiferi

"Se i virus dell'influenza aviaria A/H5N1 acquisissero la capacità di diffondersi tra gli esseri umani, potrebbe verificarsi una trasmissione su larga scala".  È l'avvertimento che arriva da un rapporto congiunto dell'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) e della European Food Safety Authority (Efsa) pubblicato ieri, che segnala che, a causa dell'intensa diffusione del virus e della sua continua evoluzione, "potrebbero essere selezionati nuovi ceppi portatori di potenziali mutazioni per l'adattamento nei mammiferi".  "A oggi, il virus A/H5N1 del clade 2.3.4.4b attualmente circolante ha causato solo pochi casi di infezione umana", spiegano le agenzie. "Tuttavia, l'elevato numero di infezioni ed eventi di trasmissione tra diverse specie animali aumenta la probabilità del riassortimento virale e/o dell'acquisizione di mutazioni che potrebbero migliorare la capacità dei nuovi virus influenzali emergenti di infettare, replicarsi e trasmettersi in modo efficiente a e tra i mammiferi", aggiungono.

Il virus ha già "dimostrato la capacità di compiere alcuni passi evolutivi verso l'adattamento ai mammiferi", specificano Ecdc ed Efsa. Ha imparato a moltiplicarsi in maniera più efficace nelle cellule di mammifero e a sviare alcune componenti della risposta immunitaria. Inoltre, sembra particolarmente in grado di combinarsi con altri virus circolanti, una caratteristica, quest'ultima, che potrebbe conferirgli ulteriori caratteristiche vantaggiose per diffondersi nei mammiferi. Ciò gli ha già consentito di infettare un'ampia gamma di mammiferi selvatici e di causare piccole epidemie anche in animali da compagnia, come i gatti. Nonostante ciò, non ci sono al momento prove di trasmissione da mammifero a mammifero.

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Nè ci sono indicatori che facciano sospettare che il virus abbia acquisito una maggiore capacità di infettare l’uomo. Se questa trasformazione avvenisse, precisano le agenzie, l’uomo sarebbe particolarmente vulnerabili a infezioni da virus dell’influenza aviaria A/H5N1. “Gli anticorpi neutralizzanti contro i virus l’A/H5 sono rari nella popolazione umana, poiché l'H5 non è mai circolato negli esseri umani. Ciò significa che qualsiasi virus A/H5 trasmissibile, con un numero di riproduzione di base (R0) superiore a 1, si diffonderà”, continuano. Secondo il rapporto, al momento, il rischio di infezione da virus A/H5N1 per la popolazione generale è basso, nonostante l’elevato numero di infezioni nei volatili e la trasmissione in diverse specie di mammiferi. È invece “da basso a moderato per coloro che sono esposti professionalmente o in altro modo ad animali infetti da influenza aviaria”.

Tuttavia, lo scenario potrebbe cambiare e “non possono essere escluse future trasmissioni sporadiche dagli animali all’uomo e malattie gravi correlate negli individui”, avvertono Ecdc ed Efsa che invitano ad alzare la guardia: “negli allevamenti, la biosicurezza dovrebbe essere rafforzata”. Inoltre, è necessario “limitare l’esposizione dei mammiferi, compreso l’uomo”, intensificare “la sorveglianza sugli animali e sull’uomo”, “insieme all’analisi genomica e alla condivisione dei dati di sequenza”, concludono.

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